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La villa, resa famosa dal film di Godard non è aperta al pubblico, ma viene affittata per eventi e riprese e resta un’icona di design (El Pais)

La villa, Casa Malaparte, protagonista dell’isola di Capri, divenne famosa grazie al film “Il disprezzo” (1963) di Godard, che nonostante non fu un successo al botteghino, rese celebre la villa per la sua architettura e l’ambientazione mozzafiato oltre che, ovviamente, per la bellezza di Brigitte Bardot. Curzio Malaparte, pseudonimo di Curt Erich Suckert, giornalista, scrittore, militare e diplomatico italiano, è il creatore e primo proprietario della casa. Malaparte, conosciuto per il suo temperamento forte e narcisistico, volle creare una casa che lo rappresentasse, sia come persona che come manifesto dell’architettura italiana moderna. Malaparte era inizialmente legato al fascismo, ma mantenne una relazione tesa con il regime, tanto da essere esiliato a Lipari per un breve periodo. Grazie alle sue influenti amicizie, riuscì a ottenere un terreno appartato a Capri, dove iniziò la costruzione della villa. L’architetto scelto fu Adalberto Libera, ma Malaparte, noto per il suo ego, finì per occuparsi personalmente del progetto insieme al suo maestro d’opera, Adolfo Amitrano.

La costruzione durò dal 1938 al 1943, durante la quale Malaparte prese decisioni su ogni dettaglio. La villa, con la sua facciata rosso pompeiano, spicca sulla scogliera di Punta Massullo come un rubino grezzo. La casa, ispirata a Villa Jovis e influenzata dall’opera di Le Corbusier e Frank Lloyd Wright, ha una pianta a forma di imbarcazione e spazi interni disposti come cabine, ad eccezione del grande salone del piano superiore con enormi finestre che incorniciano il paesaggio. Il solarium della terrazza ricorda il ponte di una nave da crociera, con un muro curvo bianco che funge da vela e protegge dal vento. Per accedere al tetto, si salgono 32 gradini di una scala esterna trapezoidale di mattoni, ispirata a una chiesa di Lipari. Questo percorso è stato descritto come quello di un sommo sacerdote verso l’altare del sacrificio.

Il film “Il disprezzo”, basato su un romanzo di Alberto Moravia, riflette la disintegrazione di una coppia e utilizza la Casa Malaparte come scenario per una tragica storia d’amore. Le scene nella villa, con il panorama continuo e la forza bruta del paesaggio, enfatizzano la narrazione e l’ambientazione del film. Dopo un ultimo cambio di credo politico verso il maoismo, Malaparte decise di legare la casa alla Repubblica Popolare Cinese come residenza per artisti, ma i suoi eredi riuscirono a impedirlo. Negli anni ’80, il pronipote Niccolò Rositani diresse la costosa ristrutturazione della casa, che rimane privata e viene affittata per eventi e riprese. Casa Malaparte, visibile solo dall’esterno per la maggior parte dei turisti, è diventata un’icona grazie alla sua posizione solitaria sulla scogliera, integrata nel paesaggio ma distintiva per la sua individualità ostinata. È ciò che Malaparte probabilmente sognava per sé stesso: una stella nel suo genere.