In “The Regime” su Disney+ l’attrice interpreta una cancelliera nevrotica e impopolare di una immaginaria piccola repubblica dell’Europa centrale (Le Monde)

Potrebbe essere l’Austria-Ungheria – del resto è in Austria che la serie è stata in parte girata – o qualsiasi ex democrazia popolare dell’Est. Lei potrebbe essere Putin, Trump, Bolsonaro o uno qualsiasi di questi autocrati dell’epoca, che prosperano sul brodo complottista versato dai media e dai social network molto ben controllati. “The Regime” su Disney+ potrebbe anche essere un incrocio tra “Succession” e “The Crown” (tra l’altro, nel cast troviamo veterani di entrambe le serie), o “Il Dittatore” (Charlie Chaplin, 1940). È un po’ tutto questo insieme, e la serie creata da Will Tracy si sviluppa sotto la pressione del ricco materiale e delle numerose referenze da cui “The Regime” attinge.

Il fulcro della serie è un palazzo rococò da cui una vivace cancelliera, afflitta da un difetto di pronuncia e da un carattere impossibile, esercita una gioiosa tirannia. Ipocondriaca e paranoica, tormentata dai sintomi della premenopausa, Elena Vernham (la Winslet) è una grande bambina capricciosa che fa ciò che vuole con suo marito (Guillaume Gallienne, elegante in un ruolo non facile), materna con un figlio che non è il suo, insultando il cadavere di suo padre ogni volta che qualcosa la contraria.

La serie inizia mentre rivolte popolari scuotono una misera provincia operaia di questa fittizia dittatura dell’Europa centrale, e gli Stati Uniti mostrano il loro interesse per l’unica ricchezza del paese, il cobalto. Ma ciò che preoccupa la cancelliera è la muffa. Ossessionata dal tasso di umidità del palazzo, assume un soldato rinnegato, il caporale Zubak, per seguirla e assicurarsi che l’aria sia asciutta. Ne segue una liaison alla Rasputin e uno scompiglio politico con conseguenze potenzialmente drammatiche per “la” capo di Stato.

Questa alleanza non decollerà mai veramente e, nonostante la follia contagiosa di tutto questo piccolo mondo e la regia frizzante di Stephen Frears e Jessica Hobbs, i primi episodi di “The Regime” zoppicano un po’ anche a causa di una scrittura molto densa. Così, quando appare Hugh Grant, formidabile nei panni di un oppositore politico imprigionato e torturato da anni, la serie decolla. Resta il fatto che questa messa in scena di una politica-fantascienza non così lontana dalla nostra non manca di audacia, e che la serie potrebbe reggersi in equilibrio solo sulle spalle di Kate Winslet, che dimostra, ancora una volta, la sua incomparabile capacità di reinventarsi. L’attrice britannica interpreta brillantemente, con tutta l’ambiguità richiesta, il mix di attrazione e repulsione che questi regimi suscitano.