I prezzi del cacao sono saliti a livelli stratosferici: a New York il prezzo è al suo massimo dal 1977. Ma a causa del sistema di controllo dei prezzi, i coltivatori di Costa d’Avorio e Ghana non beneficiano ancora dell’impennata (Les Echos)

Il cacao forse non ha mai meritato tanto il suo soprannome di “oro bruno”. Mentre le materie prime hanno visto i loro prezzi diminuire sensibilmente nel 2023, l’ingrediente del cioccolato ha conosciuto, al contrario, un aumento spettacolare. I suoi guadagni hanno superato il 100% in poco più di un anno. Sul mercato a termine di Londra, il prezzo è scambiato a 3.799 sterline. Un record mai visto dal 1989, data in cui inizia la quotazione su Bloomberg. A New York, la tonnellata viene scambiata addirittura a 4.877 dollari, un massimo dal 1977.

La storica impennata dei prezzi si spiega con le cattive condizioni meteorologiche in Africa occidentale. Il raccolto nei due principali Paesi produttori, la Costa d’Avorio e il Ghana, è stato deludente. Questi due stati producono il 60% del cacao mondiale. Per la stagione iniziata in ottobre, sono state trasportate ai porti ivoriani solo 951.710 tonnellate, il 37% in meno rispetto alle stagioni precedenti. La produzione è inoltre colpita dall’invecchiamento delle piante di cacao e da una malattia che mina la produttività dei campi.

Questi prezzi sono sostenibili? Continueranno a crescere? Il mercato continua a registrare nuovi record. È certamente vulnerabile al rischio di correzione, ma non si vede ancora un picco. Tuttavia, questa ascesa dovrebbe prima o poi terminare. I prezzi non possono salire molto di più, finiranno per avere un effetto correttivo sul consumo: il cioccolato non è un bene essenziale e che quindi si può facilmente farne a meno. È anche possibile fare cioccolato, sebbene di scarsa qualità, con molto poco cacao. Gli analisti stimano che i prezzi raggiungeranno il loro picco nei tre mesi dopo aver testato la soglia dei 5.000 dollari e quella delle 4.000 sterline per tonnellata. Questi livelli potrebbero essere i punti di svolta e scatenare la distruzione della domanda.

In Costa d’Avorio e Ghana, i coltivatori non beneficiano ancora pienamente dell’impennata dei prezzi. I due Paesi hanno un sistema di prezzi amministrati. Ogni anno, il governo fissa il prezzo alla produzione, quello che viene effettivamente pagato ai coltivatori, sulla base delle vendite dell’anno precedente. L’aumento dei prezzi impiega quindi del tempo prima di arrivare nelle tasche dei coltivatori. Per ora, i coltivatori ghanesi ricevono solo 1.800 dollari per tonnellata. In Costa d’Avorio, circa 1.600 dollari. Al momento, sono quindi i Paesi dove i mercati sono liberalizzati che incasseranno il grosso guadagno. Si tratta principalmente di Brasile, Ecuador, Nigeria e Camerun.

In Equador non c’è alcun controllo sui prezzi: se i prezzi salgono sui mercati a 4.000 dollari, viene pagato il 90% di questa somma al coltivatore. È molto, molto importante per i produttori. Grazie a questi aumenti, questi Paesi potranno investire immediatamente in nuove capacità di produzione. Ora l’Ecuador si è posto l’obiettivo di raggiungere e persino superare il livello di produzione del Ghana entro il 2030. E il Brasile spera di raddoppiare la sua produzione entro la fine del decennio e ricominciare a esportare. In Costa d’Avorio e in Ghana, i coltivatori saranno incentivati a coltivare più cacao solo a partire dal prossimo ottobre con l’aggiornamento dei prezzi alla produzione. Tra gli analisti si dice che “non bisogna gettare il bambino con l’acqua sporca”. Questo sistema gioca a sfavore dei coltivatori quest’anno, ma li protegge durante gli anni meno prosperi.