Il consumo accelerato di musica sulle piattaforme di streaming e i trucchi dell’algoritmo dei social network favoriscono i successi di breve durata con un richiamo immediato (El Mundo)

Ascoltare i Queen ora sarebbe impensabile. Infatti, in tempo di social network le canzoni durano sempre meno e il ritornello arriva sempre prima. Se si dà un’occhiata alle classifiche come “Billboard Hot 100” delle ultime quattro decadi, i dati sono rivelatori. La durata media non ha smesso di diminuire: se all’inizio degli anni ’90 le canzoni superavano i quattro minuti e mezzo, nel 2022 appena superavano i tre minuti, quello che gli esperti definiscono “barriera psicologica minima”. Prima c’era una versione per la radio delle canzoni dei Queen, per esempio, che erano lunghissime e venivano ridotte a tre minuti e mezzo. Ora questo è impensabile. Nella classifica Billboard del 2022, 37 canzoni erano sotto questa barriera, tra cui “As it was”, di Harry Styles (con una durata di 2’47”), “Stay,” di Justin Bieber. Dall’altra parte della bilancia ci sono rare eccezioni, come Taylor Swift che ha posizionato in cima alle classifiche la sua versione estesa di “All Too Well”, di 10 minuti e 12 secondi, o la rimasterizzazione di “Running Up That Hill” di Kate Bush, resa popolare dopo il lancio della quarta stagione di “Stranger Things”, e che supera i cinque minuti.

L’ossessione per i video brevi e la dittatura dello skip ha reso infinitamente più impazienti i fruitori di musica. I ritornelli anticipati su cui scommettono oggi numerosi artisti sono, inoltre, frutto della capacità di attenzione in calo e della facilità estrema con cui si cambia stimolo quando il presente risulta insoddisfacente. Uno studio recente dell’University of Southern California ha determinato che l’algoritmo è progettato per potenziare canzoni che tendono ad essere orecchiabili. Si concentra il meglio nei primi 30 secondi per fornire il richiamo. Questa tendenza decrescente ha molto a che fare con il ritmo accelerato del quotidiano e la “necessità di disconnessione”, che ha alterato il rapporto dell’essere umano con la musica. L’istantaneità in cui siamo immersi ci obbliga a consumare cose facili e veloci. Non siamo educati all’ascolto attivo. Prestiamo poca attenzione a quello che facciamo quotidianamente perché siamo così abituati a dividere la nostra attenzione in varie attività che ci risulta praticamente impossibile concentrarci su un’unica attività.
TikTok sta cambiando le regole dell’industria musicale, e sia gli artisti sia le case discografiche stanno sfruttando l’attrazione di questo social network per promuovere canzoni. Il 55% dei successi della Hot 100 del 2022 sono diventati virali su questa app di video brevi, considerando virale un audio che è stato sentito più di 500.000 volte per creare nuovi contenuti grazie alle challenge (sfide) di danza. Alcune canzoni hanno addirittura superato i dieci milioni di video, e ognuno di essi accumula le proprie visualizzazioni, quindi è impossibile immaginare quante volte questi brani siano stati riprodotti in totale.
La preoccupazione, per gli esperti, è che i giovani spesso si fermino ai 15 o 30 secondi che ascoltano sui social e ignorino il resto della canzone. Anche nei concerti, gli spettatori meno fanatici cantano i testi del ritornello, immergendosi in un urlo collettivo che sconcerta gli interpreti nel resto dell’esibizione. Prima, la gente tendeva ad ascoltare canzoni dall’inizio alla fine, e spesso ricordava i testi nella loro interezza. Ora, con l’enfasi su parti specifiche di una canzone che diventano virali, la percezione e la memoria della musica si concentrano più su frammenti che sull’opera completa.

Oltre all’influenza dei social media, “l’economia dell’attenzione” gioca un ruolo cruciale. In un mondo dove la competizione per l’attenzione del consumatore è feroce, canzoni più brevi e dirette sono più efficaci per catturare e mantenere tale attenzione. Le metriche delle piattaforme di streaming riflettono e favoriscono questo nuovo modello. Spotify, ad esempio, premia l’artista per ogni 30 secondi riprodotti, incentivando direttamente a comporre canzoni orecchiabili per massimizzare le riproduzioni e, di conseguenza, i guadagni. Tre canzoni di tre minuti anziché due di quattro minuti e mezzo richiedono circa lo stesso sforzo, ma rappresentano un pezzo in più da monetizzare. È una questione di matematica.

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