Non ci sono molti calciatori che possono essere così poco graditi da alcuni da essere chiamati “il giocatore più odiato del mondo” e così amati da altri da avere una rana preistorica intitolata in loro onore. Il portiere Emiliano Martínez ha il privilegio di entrambi, come eroe indiscusso in Argentina, dove i paleontologi a Buenos Aires hanno salutato il suo lavoro al Mondiale dell’anno scorso etichettando un anfibio recentemente scoperto Lepidobatrachus Dibumartinez da “Dibu”, il soprannome di Martinez, lo stesso personaggio che in Francia dopo la finale del Mondiale era “l’uomo più odiato” e “il più grande figlio di puttana nel calcio”
Alla cerimonia del Pallone d’Oro a Parigi in ottobre, Martinez è stato fischiato mentre sul palco teneva il premio come miglior portiere del mondo, spingendo il co-conduttore, Didier Drogba, a chiedere ai presenti “di mostrare rispetto per gli atleti”. A Villa Park lo scorso fine settimana, mentre l’Aston Villa si avvicinava alla sua 15ª vittoria casalinga consecutiva per continuare il loro straordinario inizio di stagione. Kai Havertz dell’Arsenal ha sfogato la sua frustrazione spintonando Martinez, i due si sono fronteggiati a testa alta mentre i tifosi adoranti di Villa intonavano il nome del loro portiere.
Non è difficile capire perché Martinez stuzzica le persone. Un anno fa il portiere dell’Argentina si stava dedicando alle arti oscure per disturbare la Francia in quel decisivo rigore in Qatar, lanciando via la palla per costringere il francese Tchouameni ad andare a prenderla e poi festeggiando esibendo il premio del torneo per il miglior portiere – un guanto d’oro – facendolo fuoriuscire dalla patta. In seguito, Martinez ha deriso Kylian Mbappé e durante la parata in autobus, ha cullato una bambola con il volto dell’attaccante.
Eppure c’è un altro lato di Martinez, il lato che lo rende enormemente popolare a Villa. Martinez dà consigli ai nuovi acquisti su dove vivere e in quali scuole dovrebbero mandare i loro figli. Quando l’allenatore Unai Emery tiene riunioni di squadra e chiede feedback ai giocatori, Martinez parla regolarmente. Quando a Martinez è stato permesso di scegliere una persona da far sedere con lui alla cerimonia del Pallone d’Oro, lo ha chiesto all’allenatore dei portieri della Villa, Javi Garcia, come segno di gratitudine. Coloro che sono vicini a Martinez insistono nel dire di non avere la percezione di lui come sfacciato e provocatorio. Dicono che a Martinez non piace nient’altro che passare del tempo con sua moglie, due figli e tre cani e sottolineano il suo stretto legame con la città natale, Mar del Plata, dove ha lanciato un club per adolescenti in difficoltà. Quando Martinez è tornato lì l’estate scorsa per rinnovare il suo passaporto, ha trascorso mezz’ora a posare per foto.
Nel 2019 Martinez era in prestito al Reading dall’Arsenal. Non solo ha aiutato a mantenerli nella prima divisione ma ha anche trovato la sua convinzione interiore: “La cosa migliore che mi ha insegnato il prestito a Reading è stata essere arrogante in campo, non è quell’arroganza in cui sai di essere il migliore, è l’arroganza che ti dà la fiducia per mostrarlo”. Questo cambiamento di mentalità è coinciso con Martinez che si interfacciava con uno psicologo, David Priestley, lo stesso professionista che ha aiutato il difensore dei Saracens, Sam Stanley, a superare un lungo infortunio consigliandogli di cantare in un coro per i senzatetto. Martinez si siede ancora nello studio di Priestley due o tre volte alla settimana, incluso prima e dopo le partite.
Il carattere forte di Martinez è parso chiaro già da quando ha continuato a partecipare a provini da adolescente dopo essere stato respinto da River Plate e Boca Juniors e anche quando, dopo essere partito per l’Inghilterra a 15 anni, ha scelto di vivere da solo per essere indipendente.
Le buffonate di Martinez – il perdere tempo, le provocazioni, i trucchi del rigore – possono distogliere l’attenzione dalla sua qualità. Tra tutti i giocatori di spicco a Villa, nessuno è così insostituibile per Emery come Martinez e pochi sono così popolari tra i tifosi. E con tutto il rumore intorno a quelle feste sbagliate nel dopogara, è stato in verità il salvataggio di Martinez su Kolo Muani al 123° minuto della finale in Qatar che ha impedito alla Francia di diventare ancora una voltacampione del mondo. Nemmeno Lionel Messi ha avuto l’onore di vedere una rana con il proprio nome…