L’abbandono di Novak Djokovic al Roland Garros evidenzia l’eccessivo stress fisico per i giocatori: cambi di continente, superficie, orari e palle diverse a ogni torneo (Aujourd’hui)

Il forfait di Novak Djokovic prima del suo quarto di finale era prevedibile? Infortunatosi a un ginocchio contro Cerundolo, il serbo aveva già mostrato segni di debolezza fisica all’inizio della stagione, come i tremori alla mano destra durante il torneo di Ginevra. “Nole” non è l’unico campione ad essersi spinto fino ai quarti nonostante una condizione fisica incerta. Anche l’anca di Jannik Sinner e il gomito destro di Carlos Alcaraz erano in condizioni precarie prima del torneo. Questi sono sintomi della severità del circuito sui corpi delle giocatrici e dei giocatori. Il tennis è uno degli sport più esigenti al mondo, gli atleti viaggiano tutto l’anno, partecipando a competizioni quasi ogni settimana, combattendo il jet lag. Ci sono tornei obbligatori e solo pochi giorni di vacanza prima della preparazione prima della nuova stagione.

Effettivamente, le partite si sovrappongono, i tornei si moltiplicano e le stagioni si allungano, soprattutto per ragioni economiche. I giocatori giocano di più, è un dato di fatto: nel 2023, i membri della top 10 maschile hanno disputato in media 88 incontri, contro i 78 del 1999. E le partite si allungano. Nei tornei del Grande Slam, il tempo di gioco si è allungato di quasi il 25% nello stesso periodo, passando da una durata di circa 2h20 a 2h50 in media per gli uomini. Romain Rosenberg, direttore esecutivo dell’Associazione dei giocatori e giocatrici di tennis professionisti (PTPA), ricorda poi il “rallentamento delle superfici di gioco. Wimbledon non lo ha nascosto. Il torneo ha rallentato il gioco per avere più spettacolo, più scambi affinché sia più gradevole in televisione”. Anche per i migliori, le vittorie facili si fanno più rare, il livello è più omogeneo e il fattore fisico ha preso il sopravvento sulla tecnica. Oggi, si colpisce più forte e i corpi sono messi a dura prova. Casi particolari, come l’anca di Sinner, preoccupano: i dolori all’anca si spiegano con la tipologia degli appoggi, che sono sempre più aperti. Il rovescio a due mani sollecita molto le rotazioni dell’anca. Diventa altrettanto violento per il corpo quanto il dritto.

L’evoluzione del materiale ha spinto l’intensità, aumentando allo stesso tempo i passaggi verso l’infermeria. I tornei non usano le stesse palle, che sono giudicate troppo pesanti e non abbastanza resistenti. La PTPA raccoglie statistiche per determinare i fattori di causalità delle lesioni: è più una pista che un dato scientifico reale, ma l’aumento dei problemi al gruppo polso-gomito-spalla potrebbe avere un legame con le palle. Ci sono anche molte corde in sintetico che non fanno bene agli organismi: il circuito consuma muscoli e articolazioni. Ha anche la tendenza a sfasare gli orologi interni dei suoi protagonisti con continui cambi di continente, superficie, orari e meteo. Di fronte ai fusi orari e ai viaggi aerei ricorrenti, la PTPA spinge per una riforma del calendario. Rosenberg espone un esempio concreto: “La prima settimana di gennaio è prevista per il futuro Masters 1000 in Arabia Saudita. Cominceremmo quindi l’anno in Medio Oriente per poi andare in Australia e successivamente tornare a Doha e Dubai…” Il sindacato si batte per una disposizione più logica dei tornei, continente per continente. Ma secondo l’organizzazione lanciata da Djokovic, i cambiamenti non vanno nella giusta direzione, con un aumento del numero di tornei obbligatori. Poiché il sistema delle classifiche ATP e WTA incita le giocatrici e i giocatori alla corsa ai punti, si espongono a multe se non partecipano alla maggior parte dei Masters e dei WTA 1000.

Nella riforma di questa categoria di tornei gli otto giorni, sono stati allungati a dodici. Se più atleti hanno ora accesso al tabellone e il montepremi è aumentato, quelli che giocano regolarmente per vincere si lamentano di dover rimanere più a lungo sul posto. “Non è una buona cosa per i giocatori della top 10”, ha commentato Alexander Zverev. “Ci dicono che abbiamo un giorno di riposo tra le partite, che non dobbiamo giocare tutti i giorni. Ma alla fine, non è riposo. Riposarsi significa trascorrere del tempo a casa propria, dormire nel proprio letto, stare con la propria famiglia, con i propri cani, con i propri figli”.