La rabbia dell’industria turistica contro il ministro della cultura che vuole che il 45% della musica nelle lobby e nei centri commerciali sia distintamente ellenico (The Observer)

Musica greca nelle hall degli hotel, melodie greche negli ascensori, melodie greche nei casinò, nei centri commerciali e nei porti. Se il ministero della cultura di Atene l’avrà vinta, i turisti dovranno prepararsi a una colonna sonora di vacanza decisamente ellenica. Con il Paese di nuovo pronto a un numero record di visitatori, il governo di centrodestra ha stabilito che è il momento di agire.

Secondo il progetto di legge già sottoposto a consultazione pubblica, oltre il 45% di tutta la musica ascoltata dalle radio locali o negli spazi pubblici dovrà essere greca, afferma il ministro della cultura Lina Mendoni: “La musica in lingua inglese è quasi stata imposta su di noi. La musica greca ammonta al 30% di ciò che viene ascoltato; il 70% è musica straniera. Abbiamo il dovere, secondo la costituzione, di proteggere l’arte”. In cambio di più melodie greche, alle stazioni radio sarebbe stato dato più tempo per mandare in onda gli spot pubblicitari.

Redatta nello spirito non solo di promuovere e proteggere la musica indigena, ma anche di garantire “la diffusione della lingua greca”, la legge sarà ancora più draconiana nel caso di film e audiovisivi finanziati dallo Stato. In entrambi la quota musicale sale al 70%. Lo sviluppo autarchico è musica per le orecchie dei cantanti greci, parolieri e compositori. Ma la Federazione panellenica degli albergatori ha avvertito che “le imprese preferirebbero rimuovere la musica dalle aree comuni piuttosto che applicare il diktat”.