Il riso basmati è diventato una grande disputa tra India e Pakistan sull’origine e la denominazione di questo famoso riso aromatico (Le Monde)

India e Pakistan coltivano e esportano il riso basmati caratterizzato da chicchi lunghi e sottili, un colore bianco o crema e un aroma naturale, ma l’India ha un vantaggio in termini di produzione e di valore delle esportazioni. Il basmati viene coltivato nella pianura indo-gangetica, che si estende tra India e Pakistan. L’India ha 34 varietà di basmati, contro le 24 del Pakistan. Nel 2018, l’India, che ha delimitato le zone di produzione del basmati nel Paese e ha investito nella ricerca e sviluppo del riso, ha depositato una domanda di Indicazione Geografica Protetta (IGP) presso l’Unione Europea per ottenere l’uso esclusivo del termine “basmati”. L’IGP è un marchio che identifica un prodotto come originario di una specifica area geografica e con caratteristiche legate a tale origine.

Il Pakistan ha contestato la richiesta di IGP dell’India, sostenendo di essere l’erede legittimo del basmati e a sua volta ha depositato una domanda di IGP per il basmati pakistano nel 2023 sostenendo che l’India ha ottenuto un vantaggio ingiusto grazie all’uso di varietà ibride e di pesticidi. Le due parti hanno ovviamente posizioni diverse: l’India sostiene di aver investito di più nella ricerca e sviluppo del basmati e che il suo prodotto è di qualità superiore mentre il Pakistan sostiene che il basmati è un patrimonio comune e che entrambi i Paesi dovrebbero avere il diritto di utilizzarne il nome.

Un possibile scenario è quello in cui l’Unione Europea concedae l’IGP a entrambi i Paesi, con nomi distinti per il riso basmati indiano e pakistano oppure optare per un’IGP comune per il basmati con il rischio che il nome “basmati” diventi generico, se non si trova una soluzione. Tutto ciò ha anche implicazioni per i consumatori che potrebbero essere confusi dalla presenza di due tipi di basmati sul mercato.