Come è avvenuto in Italia, appena il lupo è tornatoa farsi vedere in Germania, si è diffusa l’agitazione. Il numero degli attacchi dei lupi al bestiame è aumentato significativamente. La ministra dell’Ambiente federale, Steffi Lemke, insieme ai governi regionali, ha deciso che i “lupi problematici” potranno essere abbattuti. Ma questo potrebbe non risolvere il problema anche se secondo gli esperti se c’è un lupo che ha attaccato il bestiame, è giusto sopprimerlo. I lupi che hanno imparato a superare le recinzioni e non si lasciano scoraggiare nemmeno dai cani da pastore: rappresentano non solo un rischio per il bestiame, ma anche per l’accettazione della conservazione delle specie. Molte persone credono che se possono cacciare il lupo, il problema sia risolto. Ma non è così. L’abbattimento dei lupi non è una panacea.

Studi dalla Slovacchia e dagli Stati Uniti dimostrano che l’abbattimento non porta a una diminuzione degli attacchi al bestiame. Questo coincide con uno studio sistematico secondo il quale la rimozione di predatori come l’orso bruno, la lince e il lupo non porta necessariamente a una diminuzione degli attacchi al bestiame.
Esistono diverse ipotesi in merito. L’abbattimento può destabilizzare il branco e causare la mancanza di individui esperti. I lupi rimasti potrebbero essere meno efficienti nella caccia alla fauna selvatica e potrebbero invece cercare di predare il bestiame. Inoltre, si libera spazio per altri lupi. Alcuni individui migrano o spingono i branchi vicini a spostare o espandere il loro territorio, aumentando così la probabilità che attraversino aree con pecore, capre o bovini.

Se si abbattessero interi branchi, si creerebbe inizialmente un vuoto nel paesaggio. Il fatto che ci fossero animali in quella zona significa che era adatta per loro. Se si cacciano i lupi intensamente, potrebbe ridurre temporaneamente il loro numero, ma se continuano a trovare cibo a sufficienza, i lupi rimanenti si riprodurranno intensamente e riempiranno rapidamente le lacune create. Per prevenire questo fenomeno, sarebbe necessario abbattere un gran numero di lupi ogni anno, come sta avvenendo in Svezia. Questo comporterebbe non solo una notevole complicazione logistica e di personale, ma anche possibili accuse di violazione dei trattati dell’UE.
Lo scorso anno in Germania ci sono stati più di mille attacchi di lupi a pecore, capre e altri animali da reddito, più di quanto mai registrato. Se abbattere i lupi non aiuta, cosa si può fare? Esistono schemi abbastanza chiari su dove e quando avvengono gli attacchi: quando un pascolo confina con una foresta, quando ci sono giovani vitelli e quando i cuccioli di lupo diventano più grandi alla fine dell’estate e richiedono molto cibo. La maggior parte degli attacchi è dovuta al fatto che non c’era una protezione adeguata per il bestiame. Mancavano recinzioni elettriche o erano troppo basse, avevano buchi o carente alimentazione elettrica.

Nessuna misura è al 100% sicura. Né i cani da pastore né le recinzioni elettriche, né l’abbattimento dei lupi. L’ecosistema è davvero complicato: studi dimostrano che per paura del lupo, cervi e altri animali da preda evitano strutture lineari come le strade, che a loro volta sono preferite dai lupi. Nelle foreste, vengono danneggiati meno giovani germogli e alberi perché diminuisce il numero di cervi. Le malattie si diffondono meno perché il lupo cattura gli animali malati e deboli. Questi numerosi effetti positivi rimangono spesso in secondo piano perché non hanno un rapporto diretto con le persone. Le perdite di animali da reddito, al contrario, sono molto più evidenti e colpiscono singole persone. Dovremmo, alla fine di ogni ragionamento adattarci alla nuova realtà, cioè al fatto che ci sono i lupi. La popolazione di lupi si stabilizzerà una volta occupate le aree adatte. Non crescerà all’infinito, meccanismi biologici come la disponibilità di cibo, la competizione tra individui della stessa specie e le malattie lo impediranno.

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